La storia dell'Abbazia di Staffarda
L’Abbazia di Santa Maria di Staffarda a Revello, in provincia di Cuneo, è uno dei monasteri medievali più affascinanti e importanti del Piemonte. La sua fondazione risale al periodo compreso tra il 1122 e il 1138. È in quest’epoca che, nella pace della pianura che affaccia sul Monviso, nasce il nucleo originario dell’Abbazia sul territorio dell’antico Marchesato di Saluzzo.
I monaci dell’Abbazia, fedeli alla regola cistercense che pone il lavoro manuale al centro della vita spirituale, si applicano per valorizzare il territorio con elaborate opere di bonifica che donano al Marchesato nuovi terreni fertili da coltivare. Nel giro di pochi anni Staffarda diventa un importante centro religioso e agricolo, crocevia delle campagne circostanti come luogo di preghiera e scambio dei prodotti della terra.
Il monastero diventa il cuore della comunità saluzzese, per poi perdere la sua centralità strategica a partire dal XIII secolo. Nel 1690 le truppe francesi, guidate dal generale Catinat, invadono l’Abbazia nel corso della battaglia di Staffarda, distruggendo l’archivio, la biblioteca e parti del chiostro e del refettorio. Con bolla pontificia emessa da Papa Benedetto XIV nel 1750, Staffarda entra a far parte del patrimonio dell’Ordine Mauriziano di Torino che custodisce ancora oggi il suo fascino fuori dal tempo.
L’architettura di Santa Maria di Staffarda
La regola di San Benedetto su cui si fonda l’ordine cistercense impone la frugalità in ogni espressione della vita religiosa. Niente paramenti sacri, quindi, ed elementi decorativi all’insegna della semplicità senza sfarzo. Il rigore della regola si riflette anche nell’architettura romano-gotica del monastero: Staffarda si staglia imponente con una struttura a tre navate con absidi semicircolari. L’utilizzo di materiali naturali come pietra e mattoni a vista ribadisce la rinuncia a ogni tipo di orpello e di impreziosimento.
All’interno dell’Abbazia di Staffarda si nota, soprattutto nella chiesa, la leggera asimmetria costruttiva, pensata per esaltare la spiritualità del luogo. Pietra e mattoni si alternano creando dei motivi ricorrenti bianchi e rossi, e piccole stelle rosse decorano le volte delle navate. Su quella centrale, in particolare, è possibile seguire un percorso di simboli che va dalla nascita del mondo alla resurrezione di Cristo. In fondo al catino absidale trionfano il Polittico di Pascale Oddone del 1531, l’altare in legno realizzato da Agostino Nigra nel 1525 e il gruppo ligneo cinquecentesco della Crocifissione.
L’emblema più misterioso dell’abbazia è però la Rosa di Staffarda collocata alla fine della navata destra: un intricato intreccio di curve e cerchi in posizione asimmetrica rispetto alla parete. Un disegno dal forte valore simbolico che affascina e incuriosisce senza rivelare la sua origine.
Il chiostro, circondato in parte da colonnine, era il centro della vita monastica, nonché il luogo di raccordo dei vari ambienti del complesso, come il refettorio – in cui troviamo tracce di un dipinto raffigurante “L’ultima cena” – o la sala capitolare, a cui è possibile accedere ancora oggi nel corso delle visite guidate all’Abbazia di Staffarda.
All’esterno la facciata con portico a quattro arcate, leggermente arretrata rispetto al resto della struttura, è stata realizzata in una fase successiva. Completano il complesso abbaziale la foresteria e il mercato coperto.
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